Percorso classico
Ciclo via della felicità (Ceregnano): Itinerario cicloturistico sito nel Comune di Ceregnano. Itinerario sul quale inizieremo il nostro percorso partendo proprio dal centro del Paese. Si tratta di un progetto finanziato dal programma di sviluppo rurale per il Veneto. Il comune di Ceregnano conta 4025 abitanti (2017), residenti su una superficie di kmq. 29,99; è a tutt’oggi tra i 50 comuni della Provincia di Rovigo, il diciottesimo per estensione territoriale ed il quattordicesimo per numero di abitanti. Situato nella parte orientale del medio Polesine, il suo territorio è caratterizzato dalla presenza di ben 10 canali (l’Adigetto, la Fossetta, il Valdentro, il Ramo Storto, il Buniolo, il Canal Bianco, il Collettore Padano Polesano, lo scolo Pontecchio, lo scolo Zucca, lo scolo Lucente) e 4 centri abitati principali, nessuno dei quali però raggiunge le 1000 unità (in ordine d’importanza demografica, Ceregnano, Pezzoli, Lama Polesine e Canale). La mancata presenza di agglomerati insediativi di una certa importanza, unita alle tormentate vicende idrografiche che da sempre caratterizzano questa parte del Polesine, hanno fatto sì che le vicende storiche di questo territorio siano relativamente poche.
Itinerario cicloturistico “Destra Adige”
A Mardimago (Rovigo), il percorso si immette sull’itinerario ciclistico denominato “Destra Adige”, che da Verona arriva alle foci del fiume stesso. La ciclopista della valle dell’Adige è una pista ciclabile che parte ufficialmente dal passo di Resia, ovvero dalla sorgente del fiume Adige, e conduce fino alla sua foce a Rosolina, nel mar Adriatico. Questa pista ciclabile rientra nel progetto della ciclopista del Sole, che nelle intenzioni dovrebbe collegare tutta l’Italia da nord a sud e che fa parte del progetto EuroVelo 7, uno dei percorsi del sistema europeo di piste ciclabili. Nel Veneto la ciclabile si snoda sia sulla riva destra che sinistra dell’Adige, sfruttando strade di campagna e arginali della provincia di Verona dapprima e infine quella di Rovigo nei pressi della sua foce a Rosolina; il solo tratto in Veneto è lungo 160 chilometri.
Fratta Polesine
Villa Badoèr, detta La Badoèra, è una villa veneta sita a Fratta Polesine (Rovigo), progettata dall’architetto Andrea Palladio nel 1554-1555 circa e costruita tra gli anni 1556-1563 su commissione di Francesco Badoer. È la prima villa in cui l’architetto vicentino utilizzò pienamente un pronao con frontone in facciata, nonché l’unica realizzata in territorio polesano. Le sale del piano nobile sono finemente decorate da “grottesche di bellissima invenzione dal Giallo Fiorentino”. L’edificio, assieme alle altre ville palladiane del Veneto, è inserito dal 1996 nella lista dei patrimoni dell’umanità dell’UNESCO. La barchessa settentrionale della villa ospita dal 2009 il museo archeologico nazionale di Fratta Polesine.
Ciclabile Adige-Po
L’itinerario che collega l’Adige al Po, ha il fascino della scoperta e la peculiarità unica nel Polesine di raccontare, in meno di 50 km, le tappe fondamentali dell’evoluzione geomorfologica del paesaggio e le principali fasi di antropizzazione: dai primi insediamenti di più di 3.000 anni fa, alle varie occupazioni che si sono susseguite nei secoli determinando stili architettonici e tradizioni. E’ un percorso lineare che parte dal fiume Adige e arriva al fiume Po, su strade sempre asfaltate, totalmente segnalato con segnaletica cicloturistica dedicata, 70% in sede propria, rimanente a basso traffico, costeggiando canali e attraversando cittadine di grande interesse storico–artistico come Lendinara, Fratta Polesine e Polesella.
Al Passo di Frassinelle il percorso transita davanti al cimitero delle vittime dell’alluvione del 1951, Il camion della morte di Frassinelle. Morirono 84 persone, se ne salvarono solo due. Il camion era stato messo a disposizione da un volontario, il vetraio Baccaglini, che scelse di fare la strada rettilinea che da Occhiobello porta a Frassinelle per portare in salvo le persone. Pensava di avere la piena alle spalle, invece arrivò a sorpresa di lato e fu la fine.
Alla conca di Bussari il percorso segue il Canal Bianco dove troviamo le chiuse, con annesso un sistema formato da una turbina per generare energia elettrica sfruttando la forza del salto d ‘acqua.
Proseguendo lungo il percorso troviamo l’impianto di sollevamento delle acque derivanti dai terreni della zona di Arquà Polesine e non solo tramite canali artificiali, che vengono scaricate nel Canal Bianco mediante l’uso di pompe elettriche di nuova generazione, denominato Idrovora Bussari, gestito dal Consorzio di bonifica Polesine Adige – Canal Bianco.
Percorso corto
Il Percorso Corto prevede la visita all’azienda agricola agrituristica denominata “Galassa”. Da 30 anni questa sviluppa una preparazione etica e professionale particolarmente legata alla naturalezza e la genuinità dei suoi prodotti e l’adozione come scelta a tutela dell’ambiente e del consumatore della “lotta integrata”. La sua Etica, focalizzata sulla freschezza e originalità dei prodotti, fa sì che l’azienda sia conosciuta e apprezzata come una delle realtà a livello agricolo più significative della provincia di Rovigo.
Poi prevede la Visita al museo cosiddetto della “Boje”, situato nella frazione di Pezzoli (comune di Ceregnano) dedicato ai moti insurrezionali dei contadini del 1884.
Proprio a Pezzoli nacque, nel 1884, il moto insurrezionale contadino denominato “Boje”, che poi si propagò e investì tutte le campagne padane, comprese quelle della Lombardia e dell’Emilia. Il termine deriva dal dialetto veneto ed è riferito all’ebollizione dell’acqua. Ad innescare le proteste dei braccianti fu l’alluvione dell’Adige, che due anni prima, nel 1882, aveva messo in ginocchio l’economia agricola della zona. La collocazione storica degli eventi è quindi di un’Italia post-risorgimentale, povera e fortemente disorganizzata, nata solo una ventina di anni prima, che diventano quindici se pensiamo che il Veneto fu annesso nel 1866. Lo Stato governato dai notabili fu poco incline a cedere alle richieste dei contadini affamati scesi nelle piazze, e adoperò le maniere forti, schierando l’esercito. La repressione nelle campagne portò a 200 arresti e fu una delle ragioni che spinse i veneti all’emigrazione, alla fine del diciannovesimo secolo. Torneremo a Ceregnano percorrendo un tratto dell’argine che costeggia il fiume Ramostorto.